Come trasformare l’ordinario nel notevole?
La vita è fatta da una serie di episodi emotivamente connotati. L’episodio è un momento drammatico, dove per dramma si intende, nella sua etimologia greca, “azione“, un momento del quale siamo consapevoli all’atto del suo svolgimento.
Per rendere intensa la vita, non bisogna soltanto riconoscere in ciascun momento, un episodio pieno di drammaticità, ma soprattutto riconoscerlo in noi stessi, i protagonisti assoluti.
Spesso avviene che la persona rinuncia a questo suo diritto d’autore rispetto alle esperienze che vive direttamente e non riconosce la stessa importanza di quelle vissute da personaggi dei romanzi, stabilendo elevati standard qualitativi riguardo a ciò che può rappresentare un’esperienza interessante. Tutto ciò che accade fuori dalla propria esistenza, sembra essere maggiormente degno di nota e il rischio è di cadere vittima di un attivismo frenetico per ricercare altre esperienze sufficientemente fruttuose da compensare ciò che è andato perduto.
Siamo inclini a setacciare le acque della vita con una rete a maglie larghe attraverso la quale passa molto senza ricevere attenzione.
Trasformare l’ordinario nel notevole è, forse, tra le prime azioni che possiamo fare per avere cura e attenzione per noi stessi.
Dove i contrasti sono minori, la trasformazione dell’ordinario al notevole avviene più facilmente. Tutto ciò che bisogna fare è attingere alle proprie risorse, in particolare ad una grande sensibilità, come I’artista che ricerca la grazia straordinaria racchiusa in semplici gesti di vita domestica.
Partire dall’ordinario, ovvero un pastello o un pennarello per andare oltre la sua funzione comune e parlare di noi, fino a trasformare i nostri segni grafici in elementi di significazione e inserirli in una storia, una cornice degna di notorietà.
Usiamo le storie per unire la nostra vita a quelle delle altre persone. L’atto della narrazione permette di eliminare la contraddizione tra la vita grezza, ovvero la vita non raccontata, e la vita confermata, raccontata.
Il mezzo preferito per narrare resta la conversazione. Di conseguenza non è necessario soltanto un narratore, ma anche un ascoltatore.
Buona lettura!
La Patata Ninja
C’era una volta una patata ninja con due occhi grandi, che mentre andava al mare, vede la montagna. Apre la borsa e trova un calice. Diventa amica di un vermicello e di un serpente e insieme giungono in un luogo tranquillo e solitario, dove incontrano un cammello che mangia una calcolatrice.
Sulla roccia appare il volto di una bella signora che vive su un arcobaleno e dice loro: <Quanto vorrei un diamante invece di una macchina oppure una bella casa in montagna come una principessa con un bellissimo fiocco! Ci starei all’infinito!>.
Immediatamente, appare un orsetto che chiede loro: < Siete mai stati in una libreria? >. La patata ninja, il vermicello, il serpente e il cammello non rispondono, ma trovano un libro con un pesce. Davanti a loro, un cartello con scritto: STOP! IL VERME NON DEVE ANDARE AVANTI! RISCHIO PUNTINA!
Spaventata la patata ninja scappa via con gli scii e cade in un burrone. Il vermicello, il serpente e il cammello non oltrepassano il cartello e vanno in pizzeria. La patata non è morta perché aveva gli occhiali volanti e torna a casa sua.
Rassegna Infusi di Psicologia – KIDS 11 Dicembre 2019
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